giovedì 8 novembre 2012

(Titolo) LE PAROLE SONO IMPORTANTI

(Sottotitolo) CHI PARLA MALE PENSA MALE
di Lorenzo Tentarelli

Queste parole di Nanni Moretti nel film “Palombella Rossa” sono sempre state il mio rilevatore automatico di menzogne. Orwell in "1984"  sosteneva che, per evitare determinati pensieri, bastava eliminare il lessico necessario per esprimerli.  Così, naturalmente, il modo per instillare nel popolo menzogne o inganni è quello di modificare il senso delle parole, senza esplicitare l’avvenuto cambiamento o, come direbbe Carnap, bisogna svuotare le parole del significato costituitosi nell’uso e nei contesti legittimi,  per eliminarne il referente semantico (ciò che conferisce il significato ad un termine). Ciò al fine di  annullare la possibilità stessa di un significato determinato e riconoscibile da ogni interlocutore  ed essere, quindi, liberi di usarle scorrettamente a proprio piacimento. Per analizzare quanto questo fenomeno sia rilevante nella politica e nella società italiana ho deciso di prendere una parola “di grido”. La parola del momento: “giustizialismo”.

Traduco dalla pagina di Wikipedia alla voce “Justicialism”. “Il Peronismo, o Giustizialismo,  è un movimento politico argentino basato sul pensiero del suo fondatore Juan Domingo Peròn […] I pilastri del pensiero peronista, noti anche come tre bandiere, sono: giustizia sociale, indipendenza economica, sovranità politica”.

Non riferendosi ovviamente a questo, i vari Violante, Quagliariello, Casini & Co., quando danno del giustizialista a qualcuno, a cosa si riferiscono? Che significato danno alla loro accusa? Imputano forse a qualcuno di utilizzare la magistratura per fini politici? Ma questo è Giacobinismo. Il Giacobinismo  però prevede la sottomissione dell’azione giudiziaria alla politica, il cosiddetto “primato della politica”, ma non possono riferirsi a questo, dato che questo è proprio nella mente dei politici e giornalisti anti-giustizialisti.
Forse l’accusa significa, invece, di non essere garantisti. Ma il garantismo è una dottrina politica ottocentesca che sosteneva il rispetto delle garanzie costituzionali dei cittadini contro possibili arbitri da parte dello stato. E cosa c’è di più garantista dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e dell’obbligatorietà dell’azione penale (punti fermi dei cosiddetti giustizialisti)?
O si intende, invece, accusarli di pretendere che i vertici della classe dirigente siano trattati senza alcun occhio di riguardo? Impossibile. Perché in tal modo sarebbero loro i giacobini ed i non garantisti.
forse hanno semplicemente creato uno spauracchio senza significato, un mantra da ripetere per catechizzare le genti e salvare la faccia. Hanno modificato il senso di una parola fingendola sinonimo di altre e storpiando il significato anche di queste ultime. Una radicale modifica del linguaggio atta alla modifica del sentire comune. In pieno stile orwelliano. Per cercare di far passare O’Brien per garantista e Winston Smith per giustizialista estremista. La domanda è: quanto siamo disposti noi italiani a sopportare una tale manipolazione?

martedì 6 novembre 2012

Una Grande Opera, Una Grande Città.


di Lorenzo Nardis

Domenica  7 ottobre ore 10:30: un sole ancora estivo accoglie l’inaugurazione dell’auditorium progettato da Renzo Piano ; L’Aquila per un giorno diventa capitale mondiale della cultura, dell’architettura e della musica. Un emozione forte trovarsi davanti al tanto discusso auditorium del parco, poter finalmente varcare quelle transenne e  toccare, vivere e ‘assaggiare’ in prima persona  questo nuovo spazio urbano. Arrivando dal viale dello stadio quasi non ci si accorge della sua presenza, che ci si rivela invece pian piano che si arriva alla fontana luminosa ; ammirando in lontananza lo splendore del castello cinquecentesco, si scorge sulla destra qualcosa di nuovo, di vivo: 3 cubi in legno, caratterizzati da un gioco di rivestimento in  listelli colorati  ed  integrati perfettamente nel parco.

  A legare il nuovo edificio con il contesto una piazza, che congiunge  visivamente  e metaforicamente la storia con il futuro della città. La prima impressione è quella di non trovarsi più a L’Aquila, ma d’improvviso catapultarsi in una dimensione più europea, sembra che per un attimo il terremoto non ci sia, non si vedono puntelli, macerie e lesioni,  ma solo una bellissima opera d’arte. Arrivano i primi musicisti per le prove ufficiali dell’Orchestra Mozart, diretta dal Maestro Claudio Abbado, arriva la stampa, i fotografi, c’è Renzo Piano, un’emozione , ci sono i soliti polemici, ma fortunatamente, per  quelli che hanno creduto in quest’opera  fin dal primo giorno, ci sono anche un sacco di facce curiose, sorrisi di approvazione, nonni e nipoti a passeggio nel parco,  professionisti ed operai,  le autorità, i ragazzi dell’università di ingegneria, c’è L’Aquila di chi vuole  fare e non solo disfare.  Non voglio soffermarmi sui dettagli tecnici e architettonici dell’opera, ma vorrei raccontare le emozioni che questa macchina per la musica suscita nello spettatore: entrando nel foyer  si inizia a scorgere la sala rossa, il cuore dell’auditorium ed  una volta entrato, lo spettatore, viene rapito dalla musica: provando a chiudere gli occhi ci si trova all’improvviso al centro dell’orchestra, merito di un  progetto acustico realizzato nel minimo dettaglio per esaltare l’esperienza uditiva. Sopra al palco si staglia un grande pannello acustico, altri due sono sulle pareti laterali e sulla platea, tre facce interne del cubo sono  caratterizzate da scanalature verticali che contribuiscono a migliorare l’acustica della sala, anche le poltrone contengono all’interno dello schienale dei piccoli pannelli fono assorbenti . Dopo la prova generale un’interessante conferenza stampa in cui l’architetto Renzo Piano ha speso parole di speranza per la nostra città, ribadendo la necessità di tornare a vivere il centro, da qui la localizzazione della sua opera, auspicando che i lavori di ricostruzione siano compatibili con la vita in centro storico, senza  provocare un nuovo trauma per gli aquilani con  la richiusura totale di strade e piazze. La giornata prosegue tra visite guidate curate dagli studenti di ingegneria e la folla che si accalca per l’arrivo di Napolitano. Alle 18.30 il concerto di inaugurazione dove oltre al Presidente  della Repubblica e al Ministro Barca c’è Roberto Benigni e ovviamente Renzo Piano  e il suo staff, in particolare l’architetto Alessandro Traldi co-progettista dell’opera, ci sono i rappresentanti delle istituzioni aquilane e trentine. Dopo il concerto inaugurale è iniziata una vera e propria festa per la musica, voluta fortemente dalla società dei concerti Barattelli, con l’alternanza sul palco di orchestre classiche, gruppi corali e di alcune giovani band aquilane che si sono esibite fino a tarda notte; questa inusuale commistione tra musica colta e musica più popolare per così dire, dimostra la potenzialità dell’auditorium come punto di incontro per tutti i cittadini  senza distinzione di età e di gusto, questo è lo spirito con cui è stato costruito l’auditorium,  catalizzatore per la rinascita del centro storico, lo  stesso spirito con il quale gli organizzatori hanno pensato la giornata inaugurale. Non dimenticherò questa esperienza , seduto davanti l’ingresso del foyer, avvolto dal parco del castello e dalla struttura dell’auditorium,insieme ad un bel gruppo di amici, mi sono sentito vivo, partecipe di qualcosa che resterà nella storia  della nostra città, uno spunto estetico da seguire, un luogo che per me da oggi in poi sarà un punto di riferimento e spero vivamente lo sia per tutti i miei concittadini.




venerdì 2 novembre 2012

EMERGENCY L’AQUILA



di Riccardo Cicerone
L’undicesimo incontro nazionale di Emergency si è tenuto all’Aquila dal 6 all’8 settembre e ha avuto presenti nel proprio programma ospiti illustri come Vauro, Ascanio Celestini, Lella Costa, Maurizio Landini, Giancarlo Caselli, Fiorella Mannoia, Marina Rei e Franky Hi-Energy MC.
L’evento organizzato da Emergency, oltre ad esser stato un grande momento di riflessione, divertimento e svago, farcito da presenze di primo piano del panorama nazionale, è stato forse il primo momento dall’aprile 2009 in cui L’Aquila e gli aquilani sono tornati ad essere padroni della propria città; sono tornati a vivere il loro centro storico di sera quasi dimenticando la situazione di precarietà che invece li accompagna da tre anni a questa parte. Oltre ai numerosi concittadini che hanno partecipato a queste serate sono stati moltissimi i volontari di Emergency che sono affluiti nel capoluogo abruzzese da tutta Italia e che hanno soggiornato in città per i tre giorni. In questo modo tanti italiani hanno potuto accorgersi di persona in che situazione di stallo vive la città e quante menzogne hanno raccontato la maggior parte dei media in questo periodo per poi lasciarci nel dimenticatoio. Gino Strada e i suoi amici e volontari hanno invece riportato i riflettori in città e hanno regalato agli aquilani la possibilità di vivere nuovamente la loro terra in un contesto diverso da quello dei centri commerciali, dei cinema o dei villaggi temporanei; hanno restituito la dignità ad un centro storico che ormai era diventato appannaggio esclusivo delle sbronze serali di noi ragazzi e delle “pisciate” maleodoranti e penose per i vicoli spenti. Un centro che non offre nient’altro che un drink ed un gelato, un centro che presenta SOLO spazi coperti privati, un centro che non è fruibile con dignità se non pagando il locale di turno.
Questi amici “di fuori” invece hanno portato la loro esperienza, i loro pensieri e la loro arte GRATIS. Hanno riempito l’aria umida di case vuote con speranze, con spunti di riflessione, con esortazioni senza però mostrarci mai compassione.
Questi ospiti ci hanno fatto sentire nuovamente proprietari di una casa che non avevamo più. Perché si hanno ospiti, solo quando si ha una casa. Noi li abbiamo accolti con calore e riconoscenza e loro hanno portato la loro bottiglia di vino; quella piena di amicizia e solidarietà.
Meditate amministratori e politici locali, le chiacchiere e le vostre promesse elettorali sono già fumo. Non si è lontanamente visto un gesto rivolto a quello che dovrebbe essere il vostro primo obiettivo e il vostro primo referente: il cittadino. Pensate che 300 difficili, possibili posti a tempo indeterminato bastino per risolvere i problemi di questa città? Pensate che basti la prospettiva di Piazza D’Armi (se tutto va bane tra 10 anni) a dare speranza a chi sopravvive qui da 3 anni? Oppure aspettiamo ogni anno fine agosto per goderci una settimana di Perdonanza ridimensionata (perché si sa, occhio al bilancio eh!)?  E per gli altri? E nel frattempo? Ci facciamo un giretto intorno alle rotonde? Ammiriamo da fuori la nuova sede dell’agenzia delle entrate? Oppure ci meravigliamo perché finalmente hanno iniziato i lavori di questo o di quel palazzo? Ma può essere questa la prospettiva di un ventenne o quella di una nuova famiglia? può essere la prospettiva di uno che ha lavorato una vita con la speranza di godersi la pensione? Ma come si fa’ a lasciare che le cose vadano da sole? Domande perse nell’aria… Voi avete già dato risposta da tempo. Ai giovani i bar (e visto che i giovani sono tanti ne facciamo aprire altrettanti), alle giovani famiglie l’animazione gentilmente offerta dal centro commerciale di turno e agli anziani il tavolino di plastica con sedie auto-fornite per giocare a carte sotto la pensilina dell’autobus.
La forza di Emergency che la contraddistingue da altri enti benefici o associazioni umanitarie è che nei posti dove corre in aiuto della popolazione locale non si presenta con il pacco regalo in mano e poi sparisce. Emergency nei territori dove interviene lascia il segno, costruisce l’ospedale, cura i bisognosi e nel frattempo fa formazione a medici e infermieri del posto in modo tale che, quando il lavoro dei volontari sarà terminato, essi potranno rimboccarsi le maniche e continuare da soli. Emergency, aiuta, ma soprattutto aiuta ad aiutarsi. Non si presenta in pompa magna con la confezione di pasta e i barattoli di pomodoro e poi scompare senza neanche averti insegnato che per cuocere la pasta ci serve acqua e pentola.
Così è successo anche all’Aquila. Gino Strada e soci hanno portato non solo lo show, ma hanno riacceso la speranza nei cuori degli aquilani e gli hanno fatto ricordare di come possa essere bella e viva la propria città quando la si vive tutti insieme, quando vi sono eventi che riuniscono tutti sotto un unico grande tetto (o tendone), quando si torna ad essere perfetti padroni di casa che non vedono l’ora di accogliere nel migliore dei modi i propri graditi ospiti.
Grazie a questa piccola fiammella che hanno riacceso dentro di me ho trovato la rabbia e la forza di scrivere questo articolo e questa pubblica denuncia verso chi si è reso responsabile in questi anni di non aver fatto quanto avrebbe dovuto.
È arrivato il momento di dare un segnale, di mostrare che lo stipendio che vi paghiamo è quantomeno giustificato da azioni. Sì, azioni, non chiacchiere. Il tempo delle parole si è esaurito e non aspetteremo ancora. La situazione è ormai fin troppo alla deriva. Vogliamo fin da domani spazi, proposte, cultura, svago, prospettive… oppure non lamentatevi di ciò che succede e che prima non accadeva, è soltanto il frutto della vostra negligenza.


giovedì 1 novembre 2012

“Non succede mai nulla”


II Fiera dell’Editoria Volta la Carta


di Alessandro "Chiappanuvoli" Gioia
All’Aquila, dopo lo Ziré, lo sport cittadino per eccellenza è lamentarsi che non succeda mai nulla, che non ci sia uno straccio di vita culturale. Il che è assolutamente vero se il vostro standard di “cultura” è la Biennale di Venezia o il celeberrimo spettacolo televisivo Velone. In realtà, sia prima che dopo il terremoto, la nostra città è stato il teatro di eventi importanti e ben riusciti (grazie all’impegno di una manciata di persone), dove l’unica cosa che spesso mancava erano proprio gli Aquilani. Eventi non di “nicchia” ma di genere, eventi forse non “di grido” ma che tuttavia hanno detto la loro in ambito nazionale. Solo quest’anno, per citarne qualcuno, abbiamo avuto l’onore di ospitare La Giornata Mondiale della Poesia (Unesco), I Cantieri dell’Immaginario, la festa annuale di Emergency. Ed ecco che a completare il quadro, è arrivata, dal 3 al 7 ottobre, la II edizione della Fiera dell’editoria Volta la Carta, Libri e non solo a L’Aquila, che si è tenuta alla sala polivalente della sede M.I.B.A.C., in via F. Filomusi Guelfi.
L’elenco degli ospiti parla da sé (per il programma dettagliato www.laquilavoltalacarta.it): il Procuratore della Repubblica Antonio IngroiaPino Scaccia, giornalista e inviato di RAI 1, l’attrice e conduttrice Veronica Pivetti, la caporedattrice di Donna Moderna Monica Triglia, la criminologa Roberta Bruzzone, il filosofo Marco Santarelli, il giornalista Francesco Erbani, l’attore Flavio Insinna e l’esperta di intelligence Antonella Colonna Vilasi e non da ultimi gli scrittori Mauro Covacich, Paola Soriga, Alberto Schiavone, Sandrone Dazieri, Enrico Macioci, Michele Dalai, Elena Valdini, Paolo Di Paolo e Mariapia Veladiano.
C’è davvero poco altro da aggiungere. Lungi da me l’idea di far polemica. Meglio star zitti, anzi, meglio ancora dar voce a qualcuno “che fa”. Facciamoci illustrare, “a noi che stiamo a guardare”, un quadro più completo della situazione.

A. C.: Anzitutto, Francesca (Luzi, scrittrice e organizzatrice) come stai? Immagino che mettere in piedi un evento così, e farlo all’Aquila, non debba essere proprio una passeggiata.
F.L.: Sto bene Ale, grazie. Stanca e stressata, anche se meno dello scorso anno: se non altro l’esperienza paga! Organizzare Vlc, più che una passeggiata, è come correre a piedi attraverso l’Alabama (cit. da Forrest Gump)…alla fine ci si sente “un po’ stanchini”. Poi, se lo organizzi all’Aquila, spesso devi combattere contro i classici mulini a vento, contro una sorta di muraglia cinese invalicabile che ti chiede “chi sei?”, “sei mio cliente?”, “vieni a chiedere soldi per farne cosa?” e via discorrendo. Ma per fortuna non tutti sono così. Ho incontrato tante persone le quali appena spiegavo di cosa si trattasse strabuzzavano gli occhi per gli ospiti del 2011 e in programma quest’anno e esclamavano: “Finalmente: non se ne poteva più di mostre di ruspe e mattoni!”.

Che significato attribuite al Vlc? Perché una fiera dell’editoria? Quanto c’è entrato il terremoto con la prima edizione e, soprattutto, quanto ci entrerà con la seconda?
Vlc è nato dalla folle idea di un gruppo di amici accomunati dall’amore per i libri e la letteratura che, stufi di andar girando per fiere portando la realtà dell’Aquila fuori da essa, hanno pensato di far sì che potesse accadere il contrario: portare il mondo dei libri e della letteratura a L’Aquila. Il terremoto c’è entrato molto, almeno per quanto mi riguarda, dopo aver perso casa (in centro) e lavoro (alla Transcom) mi sono detta che bisognava fare qualcosa. Volevo, anzi volevamo, aiutare la nostra città a risalire la china, ma non essendo ingegneri o architetti abbiamo inventato questa cosa qua. Nella seconda edizione il terremoto ci è entrato ancora, anzitutto nel nome stesso della manifestazione… la speranza è sempre di riuscire definitivamente a voltare questa carta, almeno nella mia vita, ancora troppo pesante e presente.

Sai, io ho questa impressione, forse non condivisa dal resto degli Aquilani, ma credo che la nostra città si sia rianimata culturalmente dalla notte del 6 aprile, il Vlc ne è una prova. Tu che ne pensi?
Ho anch’io la stessa impressione, forse il terremoto ci ha dato uno stimolo che prima era sopito. Io ho sicuramente finito di piangermi addosso e oggi non credo più al “non succede mai niente di importante”. Mi sono rimboccata le maniche insieme a uno splendido gruppo di “svalvolati”, cerchiamo di fare la nostra parte, mettendoci la faccia. Credo che eventi importanti ce ne siano stati, l’unica cosa è che si tende a farli rimanere “cosa nostra”. Chi si occupa dell’organizzazione dovrebbe far uscire la notizia dalla conca aquilana. Il 24 agosto scorso Donna Moderna ha dedicato il suo editoriale al Vlc dal titolo “Il silenzio dell’Aquila” e, dopo questa sortita, molte case editrici ci hanno contattati per partecipare; anche il Corriere della Sera (edizione romana) ci ha dedicato un articolo e anche da Roma abbiamo iniziato a ricevere tante adesioni. E non dimentichiamo che Vlc, anche per il secondo anno, ha avuto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Basta non porsi limiti.
Volta la carta vi ha permesso di trascorre cinque giornate tra gli stand di case editrici di tutta Italia, presentazioni di libri di autori importanti, conferenze, dibattiti, mostre di pittura, arte orafa, straordinari dolci tipici e manufatti di sartoria. Il tutto  in compagnia, in un posto nuovo e molto accogliente. L’immagine che ho sempre in mente è il grande negozio di libri del film C’è posta per te… È la seconda volta che cito Tom Hanks, e non è neanche il mio attore preferito!

A voi la scelta, quindi? Parteciperete le prossime edizioni a questo grande evento culturale nella città dove non succede mai nulla o preferirete trascorrere quei giorni ad allenarvi a Zirè?